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al testo di Salvatore Pizzo
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Siamo eterni e non ne cogliamo nesso fragili ed impudenti eleviamo torri sempre più virtuali fabbriche vuote espressioni algide di algoritmi ardui sommessi al dominio della tecnica come ad ogni istante non si fosse altro.
E non captiamo che la nostra morte non è: solo ci si evolve ossa dismesse il tutto per restarci in uno sguardo nel labirinto di un sorriso in salvo che ben ci si sta nelle borse agli occhi come non si tornasse più alle stelle.
In eterno rimaniamo noi sempre frammentati per faglie di memoria diluiti per lacrima sulle guance ad ogni nascita impiccati a nuovo sedimentati in versi di animali come non fosse mai esistito un Darwin:
come ancora non fossimo allunati come a girarci attorno fosse il sole come fossimo sovrani di cosa ... ... come non fossimo mai stati vivi
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